Cloud computing – ma cos’è in realtà?
Quasi certamente questo neologismo informatico non indicherà niente di preciso ai più che l’hanno letto su qualche articolo o su qualche e forse qualcuna altro ne ha sentito parlare, ma molto vagamente.
Letteralmente cloud computing vuol dire elaborazione(quella che effettua un computer) sulla nuvola: buio totale su cosa consiste in realtà.
Esattamente per cloud computing si intende un insieme di tecnologie che permettono di utilizzare una serie di servizi disponibili su internet come software e salvataggio dei propri file su server remoti (per lo più di grandi aziende del settore).
Chiariamo questa definizione ancora molto tecnica.
Un server è un computer dalle dimensioni e dalle prestazioni decine di volte più grandi dei
computer che abbiamo a casa o al lavoro ed ha il compito di essere attivo tutto il giorno per essere sempre disponibile per gli utenti remoti(ossia gli utenti che si collegano ad esso tramite internet).
Nel cloud computing si permette all’utente di usare programmi completi attraverso internet e di salvare ed elaborare i propri file.
In poche parole i programmi che prima bisognava installare sul proprio pc adesso vengono messi a disposizione sulla rete.
È possibile utilizzarli gratuitamente oppure con tariffe in base all’utilizzo effettivo, ma ciò che è ancor più rivoluzionario è che i file elaborati o prodotti con tali software vengono salvati sui server fornitori di servizi e non sui nostri computer.
Quindi col cloud computing il personal computer servirebbe solamente a connetterci ad internet per poter accedere, con un profilo utente, a programmi e soprattutto ai file lì conservati.
Tale tecnologia viene impiegata già dai colossi come Microsoft e Google, anche Telecom Italia sta puntando decisamente in questa direzione.
Senza dubbio ci sono vantaggi nell’utilizzare tale tecnologia: è possibile accedere ai propri file da qualunque computer e quindi si elimina il problema di avere più versioni dello stesso file, in caso di collaborazioni o lavori in gruppo ciò è un vero punto a favore in quanto è possibile collaborare a distanza e sempre sullo stesso file.
Ancora, è possibile risparmiare pagando meno i programmi usati e non usando supporti di memorizzazione, nel caso di imprese ciò è molto importante perché permette di abbattere dei costi e al tempo stesso avere sempre disponibili i file.
Inutile elencare altri vantaggi dato che ogni azienda ne elenca a bizzeffe.
Piuttosto è bene soffermarci su aspetti un po’ meno chiari e che vengono deliberatamente ignorati da chi vuole venderci tali servizi.
Abbiamo ribadito che i file vengono salvati sui server dell’azienda fornitrice di servizi: molto spesso tali server non sono siti nello stesso stato in cui risiede l’utente e quindi si potrebbe avere una legislazione diversa sul trattamento dei dati.
Inoltre tali dati sono alla completa mercé delle aziende che potrebbero tranquillamente violare la nostra privacy, rubarci idee innovative(spesso il cloud computing è pubblicizzato per le aziende) e compiere disoneste indagini di mercato.
Come se non bastasse dobbiamo tenere presente che i nostri file viaggiano su internet e quindi possono, più o meno facilmente, essere intercettati da malintenzionati; candidamente le aziende fornitrici offrono solo su alcuni tipi di abbonamento la connessione cifrata(che dovrebbe rendere illeggibili i dati intercettati).
Altro grande problema, già verificatosi spesso nella realtà, è la indisponibilità dovuta a motivi tecnici, pensate di dover consegnare una relazione urgente per motivi scolastici o di studio e il servizio non è disponibile o perché non è attiva la vostra connessione internet, come fare? Riscrivere la relazione? Ma il programma è anch’esso disponibile attraverso internet!
Ecco, tutto questo è il cloud computing, nel bene e nel male.
Sta a voi decidere se utilizzarlo o meno, ma in ogni caso consapevolmente.